Con circa 800 iscritti in più rispetto al 2019, per un totale oltre 1800 adesioni, l’edizione di quest’anno del Premio Canon Giovani Fotografi ha davvero riscosso un successo senza precedenti registrando anche la partecipazione di numerosi studenti (dai 18 ai 27 anni di età) la cui categoria ha rappresentato una delle principali novità per il 2020. La Giuria* ha decretato l’attribuzione del riconoscimento ai tre finalisti per la Categoria Giovani Fotografi e un finalista per la Categoria Studenti che hanno affrontano il tema di ampio respiro ‘Raccontaci una storia’ in modo originale profondo, esprimendo con passione e talento, la complessità della condizione umana attraverso il linguaggio della fotografia.

Un’edizione che, per il terzo anno consecutivo, ha visto il Premio sposare la piattaforma di Cortona On The Move confermando l’impegno nella promozione dei giovani talenti che con una esposizione fotografica a loro dedicata – e inclusa nel prestigioso programma di mostre di Cortona On The Move – hanno l’opportunità di mostrare le loro storie ed entrare in contatto con esperti a livello nazionale e internazionale. Un’altra novità dell’edizione 2020 è la collaborazione con la Onlus WeWorld che assegnerà ai tre vincitori una missione fotografica atta a documentare alcuni degli importanti progetti in diversi Paesi in via di sviluppo. Una concreta occasione di lavoro per i vincitori e, ancora una volta, la scelta della fotografia come strumento principe per il racconto.

Le quattro storie fotografiche vincitrici offrono uno sguardo su diverse realtà: dall’esistenza solitaria di un uomo di spettacolo circense, resa ancora più fragile dall’arrivo del COVID-19, alla sofferenza di una donna del Kirghizistan soggetta, come tante, alla tradizione del rapimento delle bambine a scopo matrimoniale, dal reportage in Nepal che ci riporta in una foresta primordiale fino al viaggio curioso e intimo attraverso le tradizioni culturali e poco conosciute di una comunità Rom. 1° classificato categoria giovani fotografi: Davide Bertuccio con il progetto “Il silenzioso battito delle loro mani”. 2° classificata categoria giovani fotografi: Camilla Miliani con il progetto “Luna Splendida”. 3° classificato categoria giovani fotografi: Pietro Lo Casto con il progetto “To Search the Secret of the Forest”. Per la categoria studenti, unico classificato, Matteo Montenero con il progetto “Patch”, vincitore insieme all’Istituto IED Torino del premio riservato alle scuole e ai loro giovani talenti.

I progetti nel dettaglio.

1° classificato – Davide Bertuccio racconta una vita di oggi, segnata dal passare del tempo e dalle esperienze di un individuo che potrebbero essere quelle di ognuno di noi, con la particolarità che Claudio, uomo di spettacolo e circense, necessita gli applausi che ora non ci sono più.  L’arrivo del COVID-19 rende la sua esistenza ancora più fragile e solitaria, e le immagini messe insieme dal fotografo raccontano proprio questo vuoto: la vita del circo, che per definizione deve essere allegra, in questo lavoro trasmette malinconia e attesa.

2° classificata – Camilla Miliani racconta la storia di una tradizione che risulta una violenza difficile da capire, attraverso un linguaggio contemporaneo, che unisce foto di archivio e interventi dell’artista, Miliani ci racconta tutta la sofferenza di una donna del Kirghizistan soggetta, come tante, alla tradizione del rapimento delle bambine a scopo matrimoniale. Una storia che parla della resilienza di una donna che da tutto ciò è riuscita a scappare.

3° classificato – Pietro Lo Casto si perde in un villaggio del Nepal per riportarci un mondo primordiale in cui la foresta scandisce il tempo degli uomini. Le immagini ci riportano al silenzio e al mistero di un luogo dove gli uomini vivono in simbiosi con la natura, che ne definisce credenze e rituali. Non sono gli esseri umani a vincere in questo lavoro ma è la foresta l’elemento predominante.

Unico classificato categoria Studenti – Matteo Montenero mette una ‘patch’ (toppa) all’indifferenza e all’ignoranza nei confronti di un popolo, quello rom a cui è difficile dare una definizione esaustiva. Le sue immagini portano lo spettatore in un viaggio curioso e intimo attraverso tradizioni culturali e poco conosciute che faticano ad essere integrate ma che rimangono sempre originali e uniche. Scuola vincitrice di appartenenza IED TORINO.

Le opere dei quattro finalisti saranno esposte per tutta la durata del festival Cortona On The Move, dall’11 luglio al 26 settembre 2020, all’interno di Palazzo Capannelli, in Via Roma, antico palazzo nobiliare del XIV secolo, nel centro storico di Cortona. Orari di apertura della mostra: nei fine settimana dalle ore 10:00 alle ore 22:00.

La Giuria:

Arianna Rinaldo – Direttrice artistica Cortona On The Move;

Renata Ferri – photo editor Io Donna;

Giulia Ticozzi – photo editor La Repubblica;

Lucy Conticello – direttore fotografia M, settimanale di Le Monde;

Maysa Moroni – Photo editor di Internazionale;

Alessia Glaviano – photo editor Vogue;

Manila Camarini – photo editor D di Repubblica

Massimiliano Ceravolo – Professional Imaging Group and B2C Marketing Director, Canon Italia.

Galleria fotografica
vincitori Premio Canon Giovani Fotografi 2020

Categoria Giovani Fotografi

Davide Bertuccio – 1° classificato

Biografia – Nato a Messina nel 1991, è un fotogiornalista con base a Milano. Si è laureato nel 2016 presso lo IED (Istituto Europeo di Design) nella scuola di arti visive in fotografia. Da fine 2016, si è concentrato sul tema della globalizzazione alla ricerca di storie che dessero voce alle piccole realtà schiacciate da quell’infaticabile desiderio di uguaglianza. Nel 2019 ha deciso di seguire la sua passione per la scienza e i problemi ambientali con la realizzazione di un lavoro sull’inquinamento da plastica nel Mar Mediterraneo.

Bertuccio è stato inserito nel 2014 tra i 10 migliori under 25 italiani e nominato nel 2019 tra i possibili selezionati per il 6×6 World Press Photo Global Talent Program. I suoi lavori sono pubblicati da National Geographic, D-La Repubblica Magazine, I-D e altre testate e hanno ricevuto riconoscimenti nazionali e internazionali.

Progetto – Il silenzioso battito delle loro mani è una storia di resilienza. Claudio Madia ha sessant’anni, è stato conduttore televisivo in Italia durante gli anni ‘90 di uno dei programmi per bambini più celebri dell’epoca: L’Albero Azzurro. Nella sua vita è stato anche girovago, mozzo, grafico, trampoliere e acrobata per il Teatro alla Scala, scrittore di sette libri per l’infanzia e fondatore della Piccola Scuola di Circo a Milano. Non si è mai fermato per l’appunto. Niente lo ha mai fermato. Nulla ha mai fermato i suoi sogni. Reali come la sua casa.

La fine del lavoro presso gli studi televisivi della Rai, la crisi economica che ha colpito l’Italia dopo gli anni ‘90 e vicende private lo hanno fortemente colpito, lasciandolo solo e con una casa, di cui non sapeva che farsene. Da lì l’idea di trasformarla in un Circo in casa – il Circincà – dove ogni venerdì sera, per 7 mesi l’anno, con alcuni amici saltimbanco, organizza degli spettacoli per poter sbarcare il lunario. Nel 2020 il suo mondo ha subito un altro trauma, la pandemia da Covid-19, che lo ha costretto a chiudere le porte del suo Circincà, in quanto impossibilitato a far entrare il pubblico.

Anche stavolta non si è dato per vinto e ha cominciato la costruzione di uno spazio per la libera espressione artistica su un terreno pronto per l’edificazione in pieno centro a Milano. Per lo più passa le sue giornate chiuso in casa a sognare, da solo, nel suo circo. Ogni tanto questa routine viene interrotta dalla presenza dei suoi quattro figli che lo vengono a trovare, ma come lui stesso afferma: “questa casa è la mia più importante compagna”.

Camilla Miliani – 2° classificata

Biografia – Camilla nasce in una delle piccole isole dell’arcipelago toscano, l’Isola d’Elba, ma fin da piccola sente il bisogno di esplorare il mondo al di là del mare. La fotografia è il suo lascia passare per l’evasione. Nel 2017 si iscrive alla Libera Accademia di Belle Arti di Firenze. Rispetta la fotografia, sua maestra di vita, compagna e confidente.

Progetto – Luna Splendida nasce a Bishkek, la capitale del piccolo stato del Kirghizistan, in un locale buio dall’atmosfera gelida. C’è una donna davanti a Camilla, il suo nome è Aisulu che in kirghiso significa “luna splendida”. Mentre le parla, nota le lacrime in bilico sugli occhi, le trattiene come per dimostrare a Camilla la sua resistenza al dolore. Aisulu è una delle molte vittime del “bride kidnapping”, cioè il rapimento di spose bambine a scopo matrimoniale, che nel suo Paese è una vera e propria tradizione, in kirghiso “Ala Kachuu”. Aisulu aveva solamente 16 anni quando la madre organizzò il suo matrimonio, che come da tradizione prevede il rapimento dell’ignara ragazza, la quale successivamente sarà rinchiusa in una stanza, abusata e sottomessa con violenza fisica e psicologica da parte del futuro marito e dalle famiglie di entrambi. Oggi Aisulu è seduta di fronte all’obiettivo, la sua voce è calma, ma ha lo sguardo cupo di chi è stato all’inferno ed è riuscito a scappare.

Pietro Lo Casto – 3° classificato

Biografia – Pietro Lo Casto, classe 1986, è un artista visivo italiano attualmente residente a Bangkok. Si è diplomato nel Programma internazionale di fotografia presso il Pathshala South Asian Media Institute nel 2020. Con le sue indagini esplora questioni sociali e ambientali, con particolare attenzione al rapporto tra uomo e natura.

Progetto – To Search the Secret of the Forest è ambientato nel sud-est del Nepal in un villaggio chiamato Tangia Basti dove l’uomo vive in simbiosi con una tentacolare foresta, sullo sfondo di antiche tradizioni, credenze culturali, rituali misteriosi.

Un uomo si arrampica su un albero per raccogliere legna, caccia gli animali di notte, conosce ogni ettaro della giungla. Un ex soldato maoista fa il bagno nel fiume, ha trovato conforto nella calma dei boschi. Un albero arcaico riposa silenzioso, tocca il cielo coi suoi rami, assorbendo gli spiriti più oscuri della foresta. Una ragazza con poteri esoterici usa l’energia animale per curare le persone possedute dai fantasmi.

Sulla comunità incombe, da oltre 25 anni, la proposta di costruzione di un aeroporto, un progetto di orgoglio nazionale che implicherebbe sfollamento e deforestazione. Tangia Basti non ha rete elettrica, acqua corrente né connessione telefonica ma ha sempre resistito, costruendo strade e scuole con tenacia, godendo di un’esistenza verace.

Matteo Montenero – Unico classificato

Biografia – Nasce a Torino nel 1995, è uno studente di fotografia del terzo anno dell’Istituto Europeo di Design (IED) di Torino. Da sempre appassionato di fotografia e in modo particolare di fotografia di reportage. Le sue immagini si focalizzano principalmente su tematiche sociali, per tale ragione è sempre pronto a viaggiare e i suoi progetti sono spesso caratterizzati da un rapporto di vicinanza emotiva con i soggetti. Nell’estate 2019 ha frequentato l’ICP masterclass presso Camera a Torino (Centro italiano per la Fotografia).

Progetto – PATCH è un lavoro sviluppato nell’arco di due anni sulla popolazione ROM. Il lavoro ha visto la sua nascita e la sua fine unicamente all’interno di un campo, precisamente quello lungo strada aeroporto a Torino, al confine con Borgaro. Le immagini hanno l’intento di raccontare frammenti di vita quotidiana di un popolo che vive vicino a noi ma che allo stesso tempo è nascosto, complesso, e sfaccettato. Il rapporto di intimità con i soggetti è stato fondamentale per ottenere delle fotografie che non andassero ulteriormente ad alimentare i numerosi pregiudizi su questo popolo. Sospendere il giudizio è il primo passo per approcciarsi a qualcosa che non comprendiamo e non conosciamo pienamente, ma che può stupirci sotto molti versi.

Il titolo del progetto – Patch – che significa “toppa”, “rammendo” diventa metafora di integrazione, in senso più stretto anche semplicemente tra il fotografo e i soggetti. Il lavoro di Matteo intende porre lo spettatore davanti ad una riflessione, provando a farlo entrare in una dimensione a lui (probabilmente) sconosciuta, confidando che le immagini possano guidarlo in un viaggio visuale capace prima di tutto di metterlo in contatto con aspetti che non aveva mai considerato di queste popolazioni e del loro stile di vita. Chi osserva sicuramente potrà anche notarne le problematiche, sperando che quest’ultime emergano dalle immagini solo come un sottofondo, utile a chi osserva per comprendere e non per condannare.