Cos’è? A cosa serve? Come si usa? Sono queste le domande a cui cercheremo di dare risposta in questa breve guida introduttiva per chi si avvicina per la prima vola alla fotografia.
L’utilizzo del diaframma può risultare non subito chiaro a chi entra per la prima volta in questo fantastico mondo, poiché ad ogni apertura/numero “f” cambia la quantità di luce e la profondità di campo, il tutto viene complicato dagli altri due parametri che devono essere messi in relazioni con esso: ISO e TEMPI. La giusta esposizione è data dalla corretta combinazione di ISO, Tempi e Diaframma (Fig. 1)
Cos’è? A cosa serve?
L’apertura del diaframma è uno dei tre parametri di scatto che è necessario impostare al fine di ottenere una foto correttamente esposta.
Il diaframma (Fig. 2) è un pezzo meccanico localizzato all’interno dell’obiettivo, costituito da alcune lamelle metalliche posizionate a ventaglio inverso che sono in grado di ridurre o aumentare il foro attraverso cui la luce raggiunge la pellicola o il sensore, in caso di macchine digitali.
“Il diaframma è posizionato preferibilmente nel centro del sistema ottico, ad una distanza intermedia proporzionale tra la pupilla d’ingresso e la pupilla d’uscita dell’obiettivo e naturalmente con orientamento ortogonale all’asse ottico (come ogni lente). Questo evita le distorsioni a “barile” (o barilotto) e a “cuscino” provocate da una diversa posizione, facilitando il compito di moderare la quantità di luce, migliorandone anche la qualità. La forma delle lamelle, il colore, la posizione e la precisione, in relazione con lo schema ottico, determinano in qualche misura anche la qualità della luce che lo attraversa. Molte aberrazioni ottiche presenti a tutta apertura (es. la Coma), vengono ridotte diaframmando ed in genere per migliorare la resa ottica è necessario chiudere 2 o 3 Stop (vedi più avanti), ma per una maggior nitidezza è spesso più corretto utilizzare lo Stop intermedio tra quelli disponibili (non è una regola fissa, bisogna provare il proprio esemplare ad ogni apertura e a varie distanze di messa a fuoco). Diaframmi troppo chiusi provocano in genere un peggioramento dell’immagine, dovuto alla diffrazione dei raggi luminosi ad opera dei bordi delle lamelle. I raggi diffratti sono sempre presenti, ma ad aperture maggiori il loro effetto sull’immagine diventa meno rilevante o irrilevante, considerando il rapporto tra la quantità di luce diffratta e quella diretta o per così dire “pulita”. La diffrazione non dipende dalla dimensione fisica reale del diaframma, ma dal rapporto tra la focale e l’apertura, chiamato anche “numero f” (o f-number)” (Cit. Wikipedia).
L’apertura del diaframma viene indicata con un numero preceduto dalla lettera “f”. I numeri f della scala dei diaframmi indicano il rapporto lunghezza focale in uso/diametro apertura diaframma. A parità di focale, più è piccolo il numero più è grande l’apertura del diaframma (Fig. 3), ogni stop (posizione) in meno o in più consente alla luce di passare attraverso l’obiettivo in quantità inferiore (metà) o superiore (doppia) rispetto al precedente. Più è piccolo il numero indicato sul frontale dell’obiettivo più lo stesso è luminoso.
La reale dimensione dell’apertura del diaframma varia quindi in base alla lunghezza focale utilizzata, l’apertura “f4” in un obiettivo con focale 100 mm è pari a 25 mm (100/4=25) mentre in un obiettivo di lunghezza focale pari a 400 mm è di 100 mm (400/4= 100).
A questo punto potrebbe sorgere il dubbio che si possa fare a meno del diaframma perché la regolazione dell’esposizione può essere fatta anche solo con il tempo di scatto, questo è vero, ma utilizzando solo il tempo di scatto si perderebbe un importante effetto del diaframma sulla foto, la cosiddetta profondità di campo, ossia la porzione di spazio tra la macchina e l’infinito che viene messa a fuoco (risulta nitida) nella foto. Più è lunga la focale e grande l’apertura del diaframma più si riduce la zona di messa a fuoco, questo è utile, ad esempio, per isolare una persona in mezzo alla folla, oppure per ottenere immagini con un dettaglio perfettamente nitido e tutto il resto sfocato (foto n. 4)
Se invece si vuole ottenere una foto con un ampia profondità di campo è necessario chiudere il diaframma in modo da avere buona parte della foto messa a fuoco.
In conclusione, il diaframma fa parte delle nozioni di base della fotografia ed è uno dei componenti principali della fotocamera che determina fattori importanti per il nostro scatto perfetto. Grazie al diaframma potrete regolare l’afflusso di luce che colpirà il sensore dell’apparecchio fotografico, così come ridurre o aumentare la profondità di campo.